Voglio definirla accusa triangolata, citare il mio nome per colpire mia moglie, colei che, come definita dalla stessa Oksana Moroz, è la chirurga dei vip, Marilena PIZZUTO.
Una storia che ha del surreale ma, della quale sarà mia moglie, in altre sedi, a raccontare. Ho fiducia nella giustizia e, sono sicuro, che presto si farà luce sulle tante palesi incongruenze che non trovano riscontro oggettivo nella realtà. A differenza nostra, infatti, che abbiamo procurato prove per confutare la nostra tesi, dalla controparte non sono arrivate. E, nelle cause, non c’è spazio per le opinioni o tesi faziose, anche quando queste sfociano nella politica di una parte o dell’altra.
Ho trovato disorientante vedermi citato sui giornali, a causa di un’imprenditrice che ha coinvolto me per riuscire a colpire e a “monetizzare” su mia moglie.
La Oksana Moroz io l’ho vista solo due volte velocemente, una raggiungendo a pranzo mia moglie per un’ora circa e l’altra a Palazzo Parigi.
Mia moglie, come capita spesso tra coniugi dello stesso settore, mi aveva chiesto la gentilezza di visionare al volo alcuni esami del sangue che si era fatta fare la Moroz in Albania. Mi chiesi per altro perché proprio in quello Stato, che non era il suo di provenienza, ma aveva parlato di un’associazione benefica dedicata ai bambini orfani proprio di quel territorio, quindi poteva essere anche normale che avesse fatto lì degli esami. Leggendo mi saltò subito all’occhio che emergeva il dato della presenza di avvelenamento da arsenico, elemento però contenuto nell’acqua inquinata che si beve dai rubinetti di alcuni Stati Europei. Mi chiese mia moglie di stilare anche una piccola relazione perché la Moroz insisteva per averla ma proprio perché era una gentilezza e perché non la stavo seguendo, non prescrissi alcuna terapia.
Non sono infatti mai stato presente durante i suoi interventi, anche perché nel 2010 ho rallentato l’attività medica e ceduto la direzione sanitaria dell’Ambulatorio di Milano a mia moglie, continuando solo ad operare i miei pazienti storici. Ho rallentato ad un certo punto per raggiungere una qualità di vita migliore. Per dedicarmi ad un’azienza vinicola/agriturismo che ho creato. Una grande passione di famiglia quella rivolta a vino e olio, insieme all’amore per i cavalli.
A confermare che non ero presente agli interventi e che la relazione sulle analisi del sangue era informale, lo attesta il fatto che la Moroz scriveva sempre a mia moglie di rassicurarla che lei non raccontasse a me niente del fatto che si stava facendo fare interventi chirurgici e, anche di queste, ci sono prove su whatsapp. E mia moglie rispondeva sempre che io non sapevo nulla degli interventi, perché così era.
Perché è diventato un caso mediatico? Anche perché la Moroz non ha voluto saldare mia moglie per tutti i continui interventi fatti, ben 22, ed ha chiesto un risarcimento danni, per il quale, con la certezza di incassare quelle somme, hanno ritenuto eseguire un sequestro conservativo dei miei beni. Un fatto grave ed un danno enorme se si pensa che ti bloccano i beni per una vicenda verso il quale tu non c’entri nulla e sulle cui fatiche un terzo vuole mettere le mani per un risarcimento danni.
Capisco che la congiuntura mondiale del momento non ci ha sicuramente aiutato, dal momento che le accuse arrivano da un’imprenditrice Ucraina che ha lì le proprie attività, a Kiev infatti vende i marchi internazionali del lusso ma, sicuramente, non ci possono rimettere due persone altrettanto innocenti. Pertanto ho voluto finalmente poter dare la mia versione, così da dettagliare una vicenda che letta al volo può sembrare dare ragione ad un’accusatrice credibile ma che, da attenta lettura, permette di far dubitare sulla serietà del personaggio che, all’estero viene accusata di reati pesanti che vanno ben oltre all’immaginazione e a ciò del quale lei accusa noi.
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